Vaporwave – Il genere abiura di se’ stesso

Siamo nel 2014, Ancora l’alcool non mi fa impazzire, i fine settimana si spengono assieme alle ventole impolverate di una PlayStation sul pavimento della camera di un amico. Si torna a casa, passeggiando, l’unica compagna fedele è la musica.

Eclipse dei Pink Floyd si spegne, le percussioni virano verso il silenzio.

Il rumore del silenzio è assordante, attenuato solo dal frastuono dei miei pensieri che corrono per la mia testa nel tentativo di ricostituire un idea di chi sono, dove sono e cosa stavo facendo. E mentre rappacifico il mio corpo in questo limbo dispersivo, il silenzio viene interrotto aggressivamente dalla prossima canzone in coda, Un sintetizzatore affilato come un rasoio mi squarcia il timpano, la prima reazione che ho è quella di fermarlo, ma decido di non farlo. Continuo ad ascoltare, forse non è poi così male.

Ancora non potevo saperlo, ma il dolore che ho provato quel giorno sarebbe diventato il primo approccio al mio percorso di esplorazione musicale, nato e cresciuto sulle vibrazioni aliene della musica elettronica.

La musica elettronica è, secondo alcuni, un espressione di puro tecnicismo che nasce dalla necessità di ricerca nel genere d’avanguardia. Secondo altri l’elettronica, nella musica, non è altro che uno strumento. E con occhio critico ne nega la descrizione in quanto genere musicale, come se per lo stessso motivo dovesse esistere la musica pianoforte, o la musica chitarra.

La musica elettronica, mio modestissimo parere, non è che un altro modo di sfogare la propria necessità di creare arte, sfruttando l’artificialità intrinseca dei suoni **elettronici** come pista per un decollo il più distante possibile da quello che è diventato il suono abitudinario di quegli strumenti che possiamo definire classici.

In questa foresta di suoni alienanti, in cui l’artificiale regna sulla natura stessa dell’uomo, nasce un genere che stona tanto con l’ambiente in cui emerge tanto quanto stona con la sua esistenza stessa, Questo genere è la Vaporwave.

Avanguardia

Nella prima metà degli anni ’80 il compositore canadese John Oswald produce e pubblica Plunderphonics, un EP sperimentale che si pone l’obiettivo di interrogarsi sui concetti di individualità e identità musicale. L’intera opera consiste in un collage bizzarro di composizioni di altri artisti, a volte inalterate, a volte tagliate e storpiate al punto da perderne completamente la riconoscibilità nei confronti del brano originale.

In poco tempo il termine Plunderphonics verrà coniato per categorizzare la realtà di quell’avanguardia musicale che, come la composizione originale di John Oswald, Presenta all’ascoltatore una domanda fondamentale sul significato stesso della realtà musicale come composizione artistica legata al suo creatore.

Negli anni i soggetti musicali continuano ad evolvere, e con loro la società che li circonda.

Con l’arrivo dei primi anni duemila appare nella

Siamo nel primo decennio degli anni duemila. Internet è esploso, ogni mese appaiono sul web milioni di nuovi utenti, e insieme a loro migliaia di siti web fanno capolino. In questo periodo caotico, tra i post di reddit e tumblr appare un fenomeno virale, un filone estetico di immagini e articoli nostalgici ispirati e dedicati all’estetica commerciale degli anni ‘80 e ‘90.Sará questa serie di post ad essere riconosciuta come fase embrionale del fenomeno che ora chiamiamo Vaporwave.

Il culto dell'effimero