UK, gli anni ottanta si stanno spegnendo tra scene pop illuminate e ritmi carichi come molle. L’hip-hop americano rimbomba sulle strade britanniche come una volta faceva solo tra i vicoli del Bronx. Ognuno fa un po’ quel cazzo che gli pare, l’unica regola è esagerare.
Non tutti gli aspetti della scena americana riescono peró a trovare spazio nella vita dei giovani inglesi, i vicoletti nascosti nella nebbia non si rispecchiano piú nei brani incisi nelle luminose strade a sei corsie delle metropoli americane.
L’irrefrenabile senso di spensieratezza che aveva caratterizzato gli anni ottanta in america aveva provato a piantare radici sul suolo inglese, ma come una pianta esotica in un clima ostile le radici erano destinate a morire: Bristol puzza di pioggia, la luce delle insegne pubblicitarie americane si spegne lasciando il posto al brillare delle gocce di nebbia irradiate dalla luce della luna.
Il Trip Hop nasce a bristol nel 1990, figlio del collettivo musicale Massive Attack.
Alimentato dalla nebbia, come muffa sulle radici morte del panorama musicale upbeat americano, il suono del trip hop si diffonde nei vicoli di bristol come nei cuori di chi ci abita. Il genere ricorda il fratello americano nella composizione e nel metodo, i brani aspirano al jazz, ma con una ritmica lenta, a volte serena, a volte nostalgica, a volte spenta. Il Rap scompare e lascia spazio ad un cantato melodico, Soft Rock, Blues e jazz danzano sui giradischi graffiati, mai correndo, mai scontrandosi.
Il Bristol sound è ancora nella sua fase embrionale quando, nel 1994, nasce dallo stesso studio musicale dei Massive Attack una nuova band: i Portishead.
Il gruppo è composto da 3 artisti tanto diversi quanto complementari, Il Disk Jockey Geoff Barrow, il chitarrista jazz Adrian Utley e Beth Gibbons, cantante soave e triste. Il 1994 rappresenterà una data fondamentale per la storia della musica britannica, con la pubblicazione del primo album “Dummy”.
le melodie jazz, l’accompagnamento malinconico della chitarra e la voce dolce di Beth si sposano splendidamente con un sound pieno e nostalgico mai sentito prima. Dove i Massive Attack esplodono per la loro creatività e continua evoluzione, i portishead lucidano il lato opposto della medaglia, Mantengono un suono piú intimo tra il sensuale e il malinconico, perso tra i pensieri dell’ascoltatore.
Melodie lente, suoni profondi e leggeri danzano assieme ad un importante impronta elettronica, la voce di Beth Gibbons si destra leggiarda sulle note acide della chitarra.